Professioni dell’ambito ottico-oftalmico in Italia

L'ambito ottico e oftalmico è piuttosto variegato e facilmente si confondono percorsi formativi, ruoli e professioni. Qui qualche chiarimento. Sul tema, alcuni video qui

Una prima considerazione etimologica: le radici ophthalmos, oculus- si riferiscono all’occhio. Da queste derivano oculista, oftalmologia, oftalmologo, oftalmoscopio, ecc.

Le radici ops- optos- opticus, optikos, optica, si riferiscono al vedere, alla visione. Da queste derivano ottica, optometria, optometro, ecc.

Pare evidente che l’interesse delle varie professioni abbia una delle due priorità:

  • l’occhio, ossia l’organo e struttura, o differentemente...
  • la visione, ossia la funzione.

Non di meno, le professioni di quest'ambito hanno funzioni sovrapposte, per storia, per comodità sociale, per necessità operative, ecc. 

Lo studio del sistema visivo - per sua struttura, che include occhio e arriva alle funzioni cerebrali - implica conoscenze, abilità e competenze di almeno di tre grandi ambiti per le funzioni più uno per le patologie:

  • Ottica per la comprensione delle funzioni delle strutture trasparenti dell’occhio, storicamente specificata come ottica fisiologica (dall’opera di Helmholtz) o attualmente visuale (l’aggettivo “fisiopatologica” è usato talvolta in Italia ma non ha alcun sostegno scientifico internazionale); l’ottica è considerata solitamente branca dell'ambito Fisica;
  • Biologia in senso ampio, per la struttura del sistema visivo (anatomia) e la funzione (fisiologia)
  • Percezione sensoriale (ora afferente a vari ambiti: psicologia, neurologia, scienze cognitive, psicofisica…) per la valutazione delle funzioni visive (a anche cross-modale) che derivano dall’insieme;
  • Medicina relativamente alle patologie di occhio e strutture visive.

In Italia sono attive alcune figure professionali. Le competenze derivano da leggi specifiche e generali, consuetudini e storia, percorso formativo, necessità e sono in continuo mutamento.

Ottico in Italia

Figura storicamente presente in It. fin dal XIII secolo (ad es. esistono gilde professionali come i Christalleri a Venezia, regolate in modo specifico) ma si suppone occhiali siano presenti già nel XII secolo. L’ottico è regolamentato dal 1928 (decreto ancora in vigore) con ottici ancora in attività dal XIX sec. Argutamente, Cappa (2004) evidenzia che nel 1928 all’ottico sono “concesse” funzioni che gli erano proprie già dal Rinascimento...

Attualmente l'ottico segue un percorso formativo di scuola superiore quinquennale statale (ora ~50 istituti in Italia) o parificata, che porta a un livello EQF4 (in analogia ai periti). A termine del percorso e dopo l'Esame di Stato d'indirizzo (ex-maurità), per potere operare in autonomia, il futuro ottico deve superare uno specifico Esame di Stato di abilitazione che (attualmente, Ordinanza “Giannini” 2016) prevede prove scritte, pratiche e orali, con una commissione di docenti dell'istituto e tre membri esterni (che rappresentano Ministero della Salute, Regione, Associazioni di categoria). L'esame di abilitazione si conclude con il rilascio del Diploma di ottico abilitante alla professione di ottico (validità illimitata, non è prevista iscrizione a collegi o simili). 

Uno studente che ha superato la “maturità" specifica ma non ha superato l'esame di abilitazione, non può gestire in autonomia un centro ottico né agire a contatto con la persona per valutazioni, test, misure, applicazione lenti (eventualmente lo fa sotto la responsabilità di un ottico abilitato presente nel centro).

Oppure, in alternativa, la formazione è biennale post scuola secondaria/maturità in scuole/istituti a riconoscimento e regolamentazione regionale e struttura privata, con affine esame di abilitazione conclusivo, che si conclude con il rilascio della Licenza di abilitazione all’esercizio dell’arte ausiliaria di ottico abilitante alla professione (nell’intero territorio italiano anche se a base regionale; tale  Licenza è diversa formalmente dal Diploma sopra citato ma non nell'efficacia). Esiste anche un ulteriore percorso regionale, ma atipico (triennale) e non attivo di fatto.

O ancora, in alternativa, dopo la formazione universitaria di laurea triennale in ottica e optometria, si può accedere (secondo la stessa Ordinanza citata) direttamente allo stesso esame di abilitazione citato per la scuola statale, come candidati esterni, senza ulteriori requisiti. 

Nel XX sec. la formazione è cambiata variamente (ad es. esami nelle prefetture nel periodo post-bellico, scuole secondarie triennali, scuole “ospedaliere”, ecc.) ma è sempre stata specifica a partire dal 1920 circa, e da qualche decennio è abbastanza stabile. La quantità di percorsi diversi (insolita) è probabile conseguenza di una cronica mancanza di ottici abilitati negli anni precedenti, esigenza ora meno significativa, per cui si spera che anche per questa professione si prevedano i limiti a base regionale già previsti per le professione sanitarie e secondo alcune interpretazioni della normativa obbligatorie anche per l’ottico.

A causa della diffusione delle informazioni sulle figure professionali in vari paesi di lingua inglese o nella UE, si possono confondere diversi ruoli e diversi tipi di “ottico”:

  1. se l’ottico non può esaminare la vista è propriamente un Dispensing Optician (ottico fornitore/dispensatore);
  2. se l’ottico esamina la vista e/o applica le lenti a contatto ma con eventuali limitazioni o meno è spesso definito Ottico ma è più chiaramente Ottico-refrazionista o Ottico-optometrista (definizione spesso usata, ma non formale, in Italia); per la realtà italiana è possibile la confusione con un operatore in possesso sia di abilitazione in ottica, sia di formazione optometrica che sarebbe a rigore un Ottico-e-Optometrista che ha una funzione estesa che somma i due ruoli professionali (altrove distinti, vedi sotto, optometrista).
  3. se l’ottico può fornire lenti a contatto e aiutare la persona nell'applicazione ma non prescriverle è solitamente definito Contact lens Optician (previsto in UK). 

Sono attivi circa 16.000 ottici in Italia, in meno di 10.000 centri ottici; sono diffusi i centri indipendenti, anche organizzate in gruppi o cooperative e alcuni marchi di catene commerciali con decine (piccoli marchi) o centinaia (grandi marchi) di centri.

Si vedano testi e commenti per l’attività caratterizzante dell’ottico.

Per la normativa RD 1334/1928, l’ottico è una "Arte ausiliaria delle professioni sanitarie" o "Arte sanitaria ausiliaria” (così in altre norme). L’ottico non pare professione sanitaria in sé, ma tale definizione è sottoposta a continui aggiornamenti e, di recente (2017), il MinSalute ha definito “Professioni sanitarie" tutte le professioni regolamentate che hanno un ruolo relativamente alla salute e/o a contatto con la persona, includendo anche l'ottico. La caratteristica di “ausiliarietà" pare obsoleta visto che l'ottico ha chiara autonomia professionale sin dalla prima normativa e che per varie altre professioni (precedentemente “ausiliarie”) tale aspetto è da qualche tempo decaduto. Nello spirito attuale, ciascun professionista abilitato ha competenze e responsabilità (dirette e indirette) anche quando lavora in collaborazione con altri professionisti. Generalmente parlando, l’ottico può ben essere considerato “professione sanitaria”, qui alcune motivazioni.

Le competenze e le capacità di agire o la possibilità di usare certi strumenti - poiché le evoluzione è molto rapida e la normativa non riesce a tenere il passo - ha portato ad eliminare specifici “mansionari” delle varie professioni a favore di funzioni molto più generalmente espresse. Per l’ottico, una normativa (che prevedeva un triennale rinnovo e mai rinnovata negli ultimi decenni) indica vari strumenti il cui uso è permesso e al tempo stesso la possibilità di usarne di nuovi in relazione agli sviluppi della tecnologia.

Optometria e Optometristi in Italia

Figura professionale non regolamentata ma prevista e lecita, come molte altre professioni, ad es. quelle afferenti alla L. 4/2013 (che si riferisce specificamente a professioni non regolamentate). Attiva da decenni in Italia (elencata dall’Istat dal 1960), formata in scuole specifiche sin dal 1969 (Milano e Vinci, FI), poi qualificata da varie Regioni ampiamente negli anni 1980, fino all’attivazione della formazione universitaria dal 2001.

La professione di optometrista nasce dalla professione di ottico e si formalizza dall’inizio del 1900 negli Usa e successivamente in Europa (il primo full professor universitario di optometria nel Regno Unito è del 1958). D’altra parte, va ricordato che la professione di ottico e poi ottico-refrazionista si sviluppa prima in Europa (tra XVIII e XIX sec.) e poi negli USA. 

La formazione dell’optometrista non è ancora standardizzata in Italia ma, poiché l'insegnamento è costituzionalmente libero, convivono diversi percorsi formativi. Solitamente è successiva a una formazione in ottica o più raramente è indipendente, si conclude con un titolo di livello EQF5 sia EQF6. In UE la formazione è generalmente EQF6 o superiore (più raramente EQF5); negli USA la formazione è paragonabile all'europea EQF7 (laurea magistrale) e nei vari stati USA è pari a Medicina per consuetudine. Nel mondo, la formazione in Optometria è autonoma, ad es. dipartimenti/scuole di Life and Health Schools in UK, Fachhochschule in DE, scuole di Fisica in Spagna o in Italia fino a specifiche scuole di optometria e scienze della visione (solo in rari stati nel mondo optometria è formata in ambito medico). 

Ci sono stati vari tentativi in Italia negli anni 1980-90 di definire o standardizzare una formazione optometrica su modello statunitense o britannico o generalmente europeo: ad es. formazione Università di Montreal SOE; progetto Optodocet tra scuole di optometria; College di optometria di Verona; istituti Superiori di Scienze Optometriche ISSO; corsi di qualifica CFP di varie Regioni; ecc.  Va evidenziato che i corsi di formazione professionale delle Regioni (almeno Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte, Campania) hanno rilasciato numerose qualifiche/attestati specifici di optometrista "validi per i pubblici concorsi". L’attuale corso di Laurea in ottica e optometria appartiene alla classe di Scienze e Tecnologie fisiche L30 e pur essendo analogo tra i 7 atenei in cui è attivo, può differire nei singoli insegnamenti e contenuti (ciascun ateneo è autonomo).

Lo studio e la pratica di optometria si concentra su esame della vista, refrazione, visione binoculare, funzioni visive (colore, percezione contrasto, ecc.), dispositivi ottici (occhiali, lenti a contatto, ausili per ipovedenti, sistemi prismatici), lenti a contatto protesiche, educazione e rieducazione visiva, ecc. 

I contenuti della formazione sono da tempo codificati a livello UE nel Syllabus ECOO-EAOO

Nella UE esistono due associazioni di riferimento ECOO (European Council of Optometry and Optics) e EAOO (European Academy of Optometry and Optics). L'associazione di riferimento internazionale è la World Council of Optometry (WCO), partecipante al World Health Organization (WHO-OMS). 

Come accade per molte professioni di nascita recente, non esiste ancora  una completa regolamentazione. Un principio generale della normativa in Italia indica che, se non esiste specifico divieto, un’attività è permessa (ossia non è necessario una specifica regolamentazione) e così accade per optometria. 

Una costante e ribadita giurisprudenza italiana della Corte di Cassazione, massimo livello nell’ordinamento (e poiché ribadita non si considera sia necessario ricondurre il parere alle Cassazioni congiunte, come invece accade se le sentenze sono dubbie o in conflitto), ha stabilito che la funzione dell’optometrista è specifica (e differisce da quella di ottico). Inoltre il Consiglio di Stato (2004) ha evidenziato che l’attività dell'optometrista ha "base scientifica e differisce anche da oculista e ortottista" . L’operatività dell'optometrista si concentra sulle “disfunzioni visive” ed espande le funzioni dell’ottico poiché “va ricondotta ad una ricognizione in positivo dell’attività riservata al medico oculista” (Corte di Cassazione, 2001), ma senza svolgere attività di diagnosi e cura delle malattie oculari “propriamente dette”, né usare procedure o strumenti che possono essere direttamente pericolosi per la persona (in altro termine invasivi).

L'optometria compare tra le professioni censite dall’Istat a partire dagli anni 1960 (nello stesso periodo sono attivi alcuni corsi di formazione). Con la classificazione attuale, indicata sotto (Istat/Ateco: Attività paramedica indipendente, analoga alle classificazioni internazionali) si ottiene la specifica partita Iva professionale e si pagano le tasse conseguenti a una regolare attività professionale.

Ateco optometrista breve

Si stimano 3-4.000 optometristi attivi in Italia. La totalità degli optometristi attivi è anche in possesso di abilitazione in ottica e questo permette loro una regolare fornitura di tutti gli ausili ottici. Dati i numeri citati prima, si nota che circa 1/4 o 1/5 degli ottici ha anche indipendente e completa formazione in optometria e può offrire (secondo diffusa giurisprudenza) più ampi servizi.

Ortottista-Assistente di oftalmologia

E’ una delle Professioni sanitarie della riabilitazione in Italia. Formazione attuale è a livello EQF6 (laurea di primo livello); il titolo è “abilitante” ossia è l’abilitazione è contestuale alla conclusione del corso di studi e non è previsto un esame di Stato successivo alla formazione.

Le attività prevalenti sono: riabilitazione motoria e sensoriale, con tecniche ortottiche e pleottiche, semeiotica oculare e visiva, raccolta dati strumentali, ecc (precisazioni qui). Per la normativa attuale, ogni attività dell’ortottista è svolta su “richiesta medica e sotto controllo del medico specialista in oftalmologia”, solitamente in ambiente ospedaliero (da cui la qualifica di Assistente di oftalmologia), pertanto l’ortottista non svolge attività autonoma, né può svolgere attività di prescrizione, scelta di lenti senza una contestuale vigilanza medica (ma  può effettuare quella funzioni in presenza di un medico), né può fornire occhiali o lenti essendo funzione esclusiva dell'ottico. Questa limitazione di autonomia è stabile da tempo e pare specifica, poiché - al contrario - non vale per altre professioni sanitarie della riabilitazione, per le quali è prevista attività “sia in collaborazione con il medico e le altre professioni sanitarie, sia autonomamente, in rapporto con la persona assistita, valutando e trattando…” (nel caso dei fisioterapisti, DM 741/1994). Tuttavia la regolamentazione è attualmente in riordino (2018) ed è in definizione un ordine professionale per ortottisti, anche se non pare ciò implichi variazioni nelle attività professionali.

La formazione degli Ortottisti-Assistenti di oftalmologia in Italia inizia nel 1955, e se nella storia è cambiata (ad es. formazione biennale postsecondaria, scuole dirette a fini speciali e diplomi universitari fino all’attuale laurea triennale) si è sempre svolta nella facoltà di Medicina. 

Ulteriori approfondimenti ai siti delle due associazioni Aiorao e SMO.

Medico Specialista in Oftalmologia (o Oculista)

Medico con specializzazione nelle “malattie dell’apparato visivo”. Si occupa di prevenzione, diagnosi e terapia sia medica sia chirurgica delle malattie dell'occhio e dei suoi annessi.  In modo poco chiaro, talvolta i medici sono differenziati dalle altre professioni sanitarie o talvolta sono inclusi tra le professioni sanitarie generalmente intese (polemiche recenti e normativa in via di sviluppo). 

Svolge la propria attività con la più ampia autonomia e responsabilità, effettuando diagnosi delle malattie, prescrivendo cure e chirurgia. Probabilmente come conseguenza dell’ampia autonomia, il medico ha specifici vincoli per ulteriori attività e funzioni, ad es.: non può fornire/vendere occhiali o lenti o farmaci; però può possedere (ad es.) un negozio di ottica ma non esercitarvi la medicina.

Gli atti medici sono i più ampi, ma è necessario chiarire una comune ambiguità: non tutto quello che fa un medico è esclusivo del medico, ma quando lo fa un medico diventa un atto medico. Ad esempio, se un medico fa formazione effettua un atto medico (definizione UEMS 2009/14),  ma certo fare formazione non è esclusiva del medico.

La formazione di un oftalmologo inizia con la laurea a ciclo unico (6 anni) in medicina e chirurgia. Dopo la laurea, c'è l’esame di abilitazione professionale, che si riferisce all’insieme della pratica di medicina e chirurgia (peculiarità italiana, in altri stati UE l’abilitazione in medicina è distinta da quella in chirurgia). L’abilitazione in medicina e chirurgia abilita alla completa pratica della medicina, e in questa fase il medico–chirurgo, pur non ancora specializzato, può già trattare le malattie degli occhi, ma non può qualificarsi come “specialista”. Segue l’accesso alla scuola specialistica in oftalmologia di 4 anni, per concorso analogamente ad altre scuole di specialità. 

Negli ultimi anni si sono enormemente ridotti i posti a queste scuole di specializzazione e per il futuro triennio (2017-2020) sono previsti dalla programmazione del Governo, ca. 140 posti nell’insieme delle Università italiane (circa 3-4 per università).  Questa quantità pare plausibile considerando ci fu un accesso alle specialità molto più ampio fino a vari anni fa (che ha specializzato medici tuttora in attività) e dato che la formazione dell’oftalmologo dev’essere proporzionata alle necessità poiché lunga e socialmente costosa (stimata ca. 500.000€ per singolo medico specializzato, dichiara un’associazione di categoria, curiosamente costo molto superiore a quanto dichiarato altrove per gli specialisti: ca. 150.000€).

Sono attivi in Italia circa 4074 oftalmologi (o oculisti o raramente oftalmoiatri) nel 2012-3 (lo studio non cita quanti si concentrano sulla chirurgia in Italia, ma si sa che è una minoranza). Per analogia, data una popolazione e sistema sanitario analoghi a quello italiano (ma con diversi ruoli per ottica e optometria), in UK sono attivi ca. 3200 oftalmologi con attività generale e circa 1000 o 2000 (le opinioni variano) prevalentemente dedicati alla chirurgia.

Ulteriori approfondimenti ai siti delle associazioni SOI (Società Oftalmologica It.) e ASMOOI (Associazione Sindacale Medici Oculisti e Ortottisti Italiani) e la distinta associazione AIMO (Associazione Italiana Medici Oculisti).

Altre figure con ruolo riguardo a occhi e visione in Italia

L’abilitazione in Medicina e Chirurgia si riferisce a diagnosi e cura dell’intero corpo, incluso l’occhio (sono escluse solo l'anestesia e la radioterapia). Pertanto qualsiasi medico può diagnosticare e curare anomalie dell’occhio (ha superato una clinica specifica), ma evitando di qualificarsi come “specialista”.  Cfr. sopra.

Anche infermieri con specifica formazione secondo la recente modalità See-and-Treat possono diagnosticare condizioni oculari minori e trattarle nel contesto del SSN di pronto soccorso (sono circa 10% delle condizioni trattate).

Titoli abilitanti ed Esami di Stato

In Italia l’argomento “abilitazione” professionale è molto variegato. Alcuni titoli sono abilitanti (le varie professioni sanitarie tra cui gli ortottisti), ossia la conclusione del titolo è anche esame di Stato. Di recente anche i medici otterranno un titolo abilitante.

Altre professioni sono ammesse a un separato esame di Stato (ottici, fino a poco tempo fa anche medici, odontoiatri, ecc.) con esaminatori diversi dai formatori e chi possiede un titolo, se non supera il successivo esame di Stato ha solo un titolo scolastico/accademico ma non l’autorizzazione ad agire. 

Ancora: alcune professioni prevedono l’accesso agli esami di Stato solo dopo un periodo di tirocinio, nel mondo reale ed esterno al percorso formativo (geometri, avvocati, ecc.).

In altri casi, l’esame è per l’accesso all’ordine (obbligatorio per svolgere attività).

Tutte queste differenze hanno prevalenti cause storiche o per così dire "comodità istituzionali" e non paiono legate allo specifico ruolo professionale.

Libera circolazione UE/EU

Un ottico proveniente da un paese UE che intende lavorare in Italia deve chiedere al Ministero della Salute il riconoscimento della propria qualifica prima di iniziare l’attività, poiché è una professione regolamentata. Affine, pur formalmente diversa, è la procedura se la provenienza è extra-UE.

Differentemente, un optometrista proveniente da un paese UE può svolgere la propria attività senza chiedere il riconoscimento della propria qualifica perché in Italia l'optometria non è regolamentata. Stessa procedura se extra-UE (ma con differenze se il cittadino è extraUE). Pare evidente come ciò sia uno svantaggio per i cittadini italiani che si trasferiscono verso la UE perché, al contrario, devono affrontare varie complessità nei vari paesi dove optometria è regolamentata.

Nel movimento di un professionista verso la UE, l'idoneità professionale come ottico è relativamente agevole (perché l’ottico italiano ha varie competenze superiori rispetto la media, non è solo un Dispensing Optician), mentre quella come optometrista può essere più o meno agevole in relazione al percorso formativo individuale e all’esperienza/training clinico e professionali e può necessitare di integrazioni (visto alcune variazioni a livello dei vari paesi UE, come accade per tutte le professioni).

In UE e nel mondo esistono altre figure professionali...

Esistono poi altre figure meno diffuse dell’ambito ottico-oftalmico: Physician Assistant (=assistente medico, un medico per formazione ma senza abilitazione per agire autonomamente, solo sotto la vigilanza di un medico abilitato) che può agire come un medico generale già citato. Ophthalmic technician (tecnico oftalmico, per specifiche necessità tecniche strumentali o per la fotografia clinica, ecc.). Ophthalmic Nurse (=infermiera oftalmica, per necessità di assistenza alla persona). Optometric assistant (per specifiche attività o tecniche), ecc.

Una nota terminologica. Nell’uso nazionale e internazionale assistente (etimologicamente è stare al lato) identifica più un ruolo subordinato, mentre ausiliario (da: aiuto) caratterizza più un ruolo di collaborazione, separata e indipendente. 


©Anto Rossetti