Il servizio di ottica e optometria "senza lenti”?

Talvolta si sente parlare in Italia di optometria in un’ipotetica e “pura” forma. Cioè l’optometria senza la fornitura di occhiali e lenti. Mi pare un errore grossolano, poi un’invenzione sconnessa dalla realtà, un disservizio e anche una trappola. Peraltro, non ci sono esempi significativi di una simile optometria, anche quando l’optometria ha competenze molto elevate che includono gestione dei farmaci.

Le lenti cambiano di effetto visivo se la loro posizione varia rispetto all’occhio, come cambiasse la loro forma o l’ottica stessa; è fenomeno ben noto in ambito di ottica e optometria. 

Ma ancora più complesso è l’effetto globale del dispositivo in posizione, davanti agli occhi, quando tutto il lavoro è fatto e la persona dà l’approvazione definitiva di buona funzionalità. Rimane sempre un incerto del mestiere, anche con l’esperienza: l’approvazione della persona è sempre necessaria perché qualche errore, una incomprensione, un fattore non considerato sono sempre in agguato. E l’approvazione della persona non è abbastanza perché molti effetti non sono immediati o non sono percepibili da un non esperto.

Per contrasto, un farmaco ha posologia meglio definibile (includendo concentrazione, dosaggio, assunzione). Per una lente a contatto (lac) il problema è molto più legato all’individualità, ossia non si può prescrivere una lac “a distanza”, i rischi che dia fastidio o non sia visivamente funzionale (o non sia ottimizzata), sono variabili (vanno considerati molti diversi fattori e la bontà del lavoro di tutti gli esperti); per le lac rigide questo problema aumenta a dismisura. Difficile anche evidenziare gli effetti secondari che non siano attribuibili a errori nelle specifiche del dispositivo e all’uso inadeguato da parte della persona (che pure non rispetta qualche indicazione fino al 90% dei casi, ovvero quasi sempre).

Non c’è un ragionevole "effetto medio” per i dispositivi ottici e visivi; tant’è che sono tutti individualizzati (esclusi quelli premontati, che sono previsti solo per emergenza e vietati alla guida). Molto difficile fornirli a distanza/on-line se non per poteri più bassi, sperando nel buon esito ma senza avere conferma che tutto vada bene. 

L’idea che un dispositivo visivo possa essere "prescritto a distanza", senza la necessaria verifica dell'esperto sulla persona di funzionalità, è ingenua e foriera di poca efficacia del dispositivo e problemi. Peraltro la legge prevede come obbligatoria la presenza dell’ottico abilitato per la fornitura alla persona (quel che accade on-line nel web è tuttora in una fase di anarchia dove accade sia venduto di tutto, senza i limiti previsti nella realtà concreta); è plausibile che il dispositivo sia inviato dall'esperto alla persona in seguito, ma tutte le misure e valutazioni erano già state fatte dall'abilitato in precedenza e comunque sotto la sua responsabilità (responsabilità che si confonde - nell’esempio on-line - se l’esperto non ha mai avuto contatto con la persona e non ha potuto provare con/su questa il dispositivo). Tale responsabilità può solo essere conseguenza di una formazione specifica, non è solo accettare il carico di tale responsabilità (ossia non può essere assunta da chi ha competenze anche superiori ma non specifiche).

Il fatto che - in produzione - il dispositivo debba rispettare specifiche tolleranze ISO-EN-UNI è solo una base ragionevole contro anomalie grossolane, ed è già da tempo previsto, ma le tolleranze seguono le specifiche del dispositivo che - invece - sono scelte professionali precedenti, in relazione alle caratteristiche della correzione e della persona (anche solo la forma del cerchio indica che per specifiche lenti/correzione quell’occhiale o quella forma è adeguato o non funzionale o sbagliato). Ssono necessarie varie misure direttamente sulla persona e non sono mere rilevazioni tecniche ma attività professionali condotte da un esperto, sia per ridurre errori, sia per identificare la responsabilità per il dispositivo ma anche perché la prevista vigilanza post-commercializzazione sia possibile. Inoltre, tutt’ora la normativa vieta l’attività itinerante e pare plausibile che ogni attività on-line possa essere assimilata all’attività itinerante (vietata) in cui il professionista non è direttamente raggiungibile, per come funziona con la persona il dispositivo individuale (tutt’altra cosa rispetto ai difetti di produzione del dispositivo stesso). 

Il problema della responsabilità può anche diventare un caos: se occhiali o lac non funzionano, di chi è la responsabilità? Di chi ha fatto l’esame? Di chi ha fatto il dispositivo? Di chi ha tradotto quell’esame/prescrizione in specifiche tecniche? …  Pertanto, con lo scopo di fornire il dispositivo nella forma individualizzata e ottimizzata, che dia la migliore visione possibile, non può che essere conseguenza di un dialogo competente tra chi prescrive e chi sceglie il dispositivo. Tale dialogo è  insito se chi prescrive e fornisce sono la stessa persona (come accade in O&O). Questo accade anche in ambiti affini, ad esempio quando il medico che fa la chirurgia è lo stesso che ha diagnosticato e seguito la condizione. 

Solitamente, un singolo operatore che svolge le mansioni più diffuse è anche più economico (per i casi speciali la persona viene inviata ad esperti) e/o anche più accessibile. Che l’optometrista ottico decida di delegare la parte produttiva del dispositivo a un laboratorio esterno è frequente e accettabile (ad es. per le lenti a contatto accade quasi sempre, per gli occhiali varia, ma è metà delegato e metà con le lavorazione nel centro ottico); però l’esperto mantiene per sé progetto e predisposizione sulla persona (per legge vigente in Italia, UE e solitamente nel mondo, il dispositivo ottico è esclusivo di un operatore abilitato), la responsabilità e la verifica finale e la vigilanza post-commercializzazione.

L’optometrista (o optometrista ottico o ottico optometrista che sia) che vuole svolgere il proprio lavoro senza interessarsi al dispositivo ottico e visivo rischia di non aiutare la persona a risolvere il problema visivo e probabilmente non riesce nemmeno a far bene il proprio lavoro.


©Anto Rossetti