Cosa farai dopo la (ex) “Maturità”?

Appena finita la sessione dell’Esame di Stato (ex Maturità) di una piccola classe di ottici dopo cinque anni di studio di indirizzo in una scuola statale. Rimane da fare perché è un esame indipendente dall’Istituto, con commissione esterna e sarà a ottobre (speriamo bene con l’emergenza, perché ha molte parti pratiche). Solo con il Diploma di Abilitazione saranno “ottici” e in grado di praticare la “libera professione”. (Nelle scuole ad autorizzazione regionale è invece un solo esame di abilitazione, ma ai fini operativi non cambia).

(Con l’occasione - e purtroppo - ho letto in un libro di inglese per ottici la “boiata” assoluta che la formazione degli ottici è on-the-job, proprio al termine di un quinquennio di questi ragazzi. Purtroppo alcuni docenti di inglese sono rimasti ben prima del 1928…)

Era un buon gruppo classe, variamente “maturo” ed ha portato a casa un buon lavoro fatto con buoni docenti, ha concluso lo stage proprio prima dell’emergenza COVID e ha seguito regolarmente una didattica a distanza. Le valutazioni? Ampio range, ma con una buona mediana.

Con la classe si è fatto un orientamento in uscita, per i vari corsi di studio nell’area triveneta e per il lavoro, e hanno avuto contatto con ottici dipendenti o imprenditori, laureati o diplomati in optometria, altri ragazzi maggiorenni già all’università in altri corsi, ecc. Un quadro di ampio respiro. E l’emergenza ha dato loro un po’ di tempo per pensarci su.

A termine della Maturità, per tradizione, la commissione sonda i futuri progetti, insomma il che farai dopo la “Maturità”. Questi i sono risultati:

  • Una ragazza continua gli studi all’università ma in altro ambito, umanistico forse.
  • Un ragazzo continua gli studi all’università verso la laurea in ottica e optometria.
  • Un ragazzo è orientato al lavoro di ottico o forse altro.
  • Una ragazza continua gli studi all’università verso la laurea in ortottica.
  • Una ragazza continua gli studi all’università verso la laurea in ottica con forte inclinazione tecnologica, all’estero nella UE.
  • Un ragazzo è orientato al lavoro di ottico, ma al laboratorio, perché interagire professionalmente con le persone non gli interessa molto.
  • Un ragazzo è orientato al lavoro di ottico.
  • Una ragazza continua gli studi all’università nell'ambito, nel settore di optometria all’estero ma nella UE o forse ortottica in Italia.
  • Un ragazzo è orientato al lavoro di ottico.
  • Una ragazza continua gli studi all’università, nell’ambito biotech.
  • Una ragazza cerca di iniziare il lavoro come ottico e associare gli studi in optometria post secondaria ma non all’università.

Il pur piccolo quadro - per me - è altamente informativo e merita rispetto e attenzione. I ragazzi partono da informazioni e poi sono costretti a scegliere quasi "per istinto", in relazione a qualche indicatore più significativo per loro, alle necessità di vita, ecc. Di solito fanno scelte buone, considerato che nessuno sa come sarà quella professione fra qualche anno, né come sarà la realtà anche solo domani, né come saranno loro.

Un’indicatore è la maggioranza rimane nell’ambito ottica e/o visione. Considerato che la loro scelta scolastica è di 5 anni fa e che strada facendo si sono persi solo due allievi, pare un buon esito e il segno che l’Istituto e l'ambito non li ha allontanati o delusi.

Il confronto optometria vs. ortottica non è molto favorevole e mi par di aver capito per i contenuti: questi/e ragazzi/e si sentono più in agio con le discipline sanitarie che con le scienze dure. Forse c’è anche un po’ di emulazione tra pari, che è una forza enorme a quest’età. Da notare che ogni rappresentazione e scelta è filtrata da compagni con informazioni ed esperienze dirette (certo non complete), non dalle presentazioni formali, è tipico: fanno il possibile per cercare l’esperienza concreta: le troppe parole degli adulti forse non chiariscono le idee. 

Lo slancio verso l’estero è ben presente. C’è la voglia di studiare in una lingua straniera, di vedere altri paesi e genti. Non c’è dubbio che è l’Europa la meta. (All’università trovo più spinta per Australia, USA, UK, Canada). 

Credo che come docente, da sempre coinvolto i diverse didattiche di ottica e optometria, avrò un altro po’ cui pensare. Come sempre gli studenti insegnano. 

L’immagine sotto è una lettera a un giornale (1965) di mio padre Guido, artigiano orafo e incisore (nato nel 1918). E’ un elogio alla scuola e ai docenti. E senza dubbio la condivido.

Guido sulla scuola ritaglio


©Anto Rossetti