Ipersuscettibilità della categoria medica?

Esercizio abusivo della professione medica?

Quelle che seguono sono riflessioni generali, non opinioni legali o posizioni formali. E’ un modo per capire l'argomento. 

Cosa configuri un esercizio abusivo di professione medica dovrebbe essere abbastanza chiaro, almeno leggendo le sentenze della Cassazione: “...Evidentemente si avrà invasione dell’ambito strettamente riservato all’attività del medico, che “si estrinseca nell’individuare e diagnosticare le malattie, nel prescriverne la cura, nel somministrare i rimedi, anche se diversi da quelli ordinariamente praticati” con conseguente violazione della norma penale dell’art. 348 c.p., qualora l’optometrista compia valutazioni di carattere diagnostico, svolga attività di carattere curativo, rilasci ricette, compia sull’occhio interventi di qualsiasi tipo, intervenga in caso di vere e proprie malattie oculari (e non di semplici disfunzioni della funzione visiva, come appunto miopia, presbiopia, astigmatismo, ipermetropia, ecc.) e comunque in situazioni e con modalità tali che possano compromettere lo stato di salute del cliente. (Cassazione, 2001).

Riservate al medico sono le vere e proprie malattie oculari e non le disfuzioni, questo pare il confine.

Unico caso di abuso della professione di medico oculista da parte di un ottico?

L’unico caso di abuso della professione medica da parte di ottici e/o optometristi di cui mi ricordo, è arrivato chiaramente alle cronache lombarde (2020): un ottico non optometrista che aveva svolto la professione di medico oculista per 16 anni, con tanto di falso ricettario per farmaci e interventi, invii all’ospedale ecc. Il falso-medico aveva buona clientela e pare fosse anche apprezzato dagli ospedali che ricevevano le segnalazioni; non pare abbia generato palesi danni, ma questo è impossibile da definire, va solo evidenziato che ha lavorato per 16 anni.

Ottico Bergamo falso oculista 2020


Normativa necessaria per minimizzare le denunce, sul “confine” 

Una normativa che regolamenti l’ambito di ottica e optometria pare sempre più necessaria perché la (iper)suscettibilità dei vicini pare inasprita negli ultimi anni (20 anni fa era minore). 

Lo scorso anno a un incontro in sede fiera Mido (2022), il rappresentante di una nuova associazione di medici oculisti ha aperto un intervento ponendo un “Basta denunce” [di ottici e optometristi, pareva chiaro, indicando a buon intenditore un vecchio cavallo di battaglia di un’altra associazione affine] alla base di un rinnovato rapporto tra categorie.

L'ottico è regolamentato (dal 1928 e 1998, 1994, 2018…), per qualifica, abilitazione, competenze, funzioni e limiti. L’optometrista (anche ottico) ha un solido cursus honorum in tante sentenze della suprema Corte di Cassazione che ha indicato e ribadito qual è la normale pratica dell'optometrista  e al contrario qual è l'attività anomala.

Tuttavia, pare evidente che ci siano aree di confine tra le professioni che richiedano attenzione. Come il medico oculista non deve fornire occhiali e lenti (ma gli esempi anomali non pare manchino), l’ottico e optometrista nel deve diagnosticare e trattare vere e proprie malattie dell’occhio. 

Malattia e disfunzione

Il concetto è chiaro, ma il “diavolo” sta nei dettagli: cos’è una malattia? Non si sa scientificamente/oggettivamente (ad es. Scully JL. What is a disease? EMBO Rep. 2004 Jul;5(7):650-3.)  ma ci sono vari esempi chiari: la maculopatia si conviene sia malattia/patologia, la miopia non lo è, se non sono presenti anomalie retiniche (IMI, 2021).

Atto medico

Altro aspetto: cos’è un atto medico e come tale riservato al medico? Non c’è una definizione legale di atto medico in Italia, ma è certo tutto quello che il medico fa. Ovvero anche se il medico educa la persona o progetta un software, fa un atto medico. Pare chiaro che la definizione sia elastica e come indica un legale su quotidianosalute.it è pure ovvio che l’attività di una categoria (ad es. medica) non possa definire l’attività di altre categorie (ad es. ottico e optometrista), saranno le leggi a definire il confine. 

Si veda ad es. alle polemiche sul noto Comma 566 della legge di stabilità n. 190/2014: "Ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo  e Regioni, previa concertazione con le rappresentanze  scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati, sono definiti i ruoli, le competenze,  le  relazioni  professionali e le responsabilità individuali e di equipe su compiti,  funzioni  e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari.

Ordine contro singoli professionisti, non vale

Anche se Ordini, Albi, Collegi ecc. sono stati ampiamente criticati nella loro reale funzione attuale (ad es. Garante della concorrenza, 2011), attualmente lo scontro al confine tra categorie si svolge in modo sbilanciato: da un lato (per medici e per ortottisti) attraverso l’ordine (dei medici o TSRM per ortottisti), enti sussidiari dello Stato, e dall'altro il singolo professionista ottico o optometrista. 

A quel che ne so, non venne cercata volutamente dalla categoria l’istituzione di un Collegio degli ottici (anni 1980 circa) ma forse è meglio ripensarci.

Ora è in ballo l’ordine dei Fisici come professione sanitaria cui i laureati in ottica e optometria possono iscriversi (ruolo di professione sanitaria), ma con le competenze ancora da definire e comunque non risolve il ruolo degli ottici. 

Da tempo mi sono convinto che (considerata la situazione attuale italiana, la normativa in vigore, ecc.) la soluzione dell’optometrista come ottico specializzato (non una professione totalmente separata) sia quella preferibile. Con competenze molto ampie, perché sono molti i servizi di cui le persone hanno bisogno e non sono fornite altrimenti. 

Tante denunce e pochi esiti indicano un lavoro professionale corretto

Le denunce sono state ormai molte negli anni, sistematiche si potrebbe dire, specie a partire da una segnalazione a 32 procure dello Stato. Ma hanno evidenziato molto poco e in molte procure nulla, con molte archiviazioni o “il fatto non sussiste”. Questo pare indicare che il lavoro svolto dalla grande maggioranza di ottici e optometristi è rispettoso di ruoli e normativa.

Si potrebbe citare simbolicamente un ufficiale dei Carabinieri-NAS che in un dibattito sul confine operativo tra ottici, optometristi e medici, ha iniziato considerando che la sua presenza lì era indicatore che tutti avevano sbagliato, sottintendendo che avrebbe dovuto dedicarsi a ben altre gravità e non a beghe di confine. 

Optometria e ottica sono autonome e originali

Solo per non dimenticare: occhiali e lenti sono la specificità dell’ambito di ottica e optometria, il proprio specifico saper-fare/know-how da oltre sette secoli. Questa specificità è stata difesa contro ostilità e invasioni da altre professioni, fino a dar corpo a un ambito che fornisce rimedi per i disturbi visivi usati da almeno il 50% della popolazione. Occhiali e lenti non erano e non sono una parte di “medicina" concessa agli ottici, ma una parte dell’ottica concessa/fatta propria (ci son ragioni storiche per entrambi gli aspetti) alla/dalla medicina.

Anto Rossetti, OD

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©Anto Rossetti